L’APPROFONDIMENTO
L’approfondimento…
Perche’ parlare della morte ai bambini?
Lo chiediamo alla dottoressa Paola Fornasier, psicoterapeuta, pedagogista, da anni impegnata in ADVAR nella formazione e accompagnamento di educatori e famiglie ad affrontare il tema della morte con i minori.
Ogni giorno la morte entra nelle nostre case attraverso le notizie trasmesse dalla TV, i film, i videogiochi. Questa esposizione si è intensificata a causa delle immagini quotidiane riguardanti la pandemia e il conflitto in Ucraina. Tuttavia con i bambini continuiamo ad essere analfabeti ed impacciati quando si tratta di parlare apertamente della morte.
Quali le conseguenze?
E’ vero la sofferenza e la morte sembrano destinate ad essere ancora temi tabù nel dialogo educativo. La riluttanza a parlarne riflette l’illusione che sia possibile preservare l’infanzia da esperienze negative. In realtà la tendenza dell’adulto a proteggere i bambini dagli eventi dolorosi attraverso il silenzio li espone al rischio che si diano risposte da sé e che sviluppino paure irrazionali in balia della loro fantasia e immaturità. In particolare se lasciati soli davanti alle immagini della TV rischiano di riservare alla morte solo ciò che i messaggi massmediatici sanno evocare e possono sviluppare sentimenti di angoscia, rimanendo incapaci, senza la mediazione di un adulto consapevole, di contenere lo spavento e di trasformarlo in una riflessione.
Dialogare con i bambini intorno alla morte è dunque un compito ineludibile e delicato al quale gli educatori non possono sottrarsi anche se il bambino non è stato ancora direttamente colpito da un lutto personale.
Quali accortezze bisogna avere quando si parla di morte con un bambino?
La difficoltà con i bambini spesso non sta nei contenuti ma nel modo con cui si affronta il tema della morte. Sintetizzerei dicendo che è importante:
- ascoltare il bambino e rispondere sempre in modo onesto alle sue domande valorizzando il suo bisogno di conoscere e utilizzando modalità e parole adatte al suo livello di maturità;
- accogliere i suoi sentimenti e i suoi dubbi senza sminuirli o giudicarli;
- esprimersi pacatamente e offrire conforto anche attraverso il contatto fisico soprattutto con i più piccoli;
- commentare con il bambino le immagini di morte, guerre, disastri viste in televisione, garantendo rassicurazione e contenimento emotivo;
- presentare il futuro in termini di speranza.
Spesso la morte di un animale domestico viene nascosta ai bambini nell’intento di non farli soffrire, cosa ne pensa?
La morte di un animale domestico è spesso la prima occasione importante del bambino per fare contatto con la morte reale e il dolore che essa provoca. Ogni tentativo di difendere il bambino dal dolore, non comunicandogli la morte dell’animale, o nascondendogliela per un certo periodo è, a lungo andare, controproducente e non tiene conto del fatto che i bambini sono in grado di far fronte a questi lutti con un certo grado di serenità e soprattutto che possono trarne giovamento in termini di apprendimento emotivo, di rafforzamento e crescita personale. E’innegabile che la perdita di un animale caro porti con sé una carica emotiva/affettiva perturbante ma adulti presenti e rassicuranti possono contenere e incanalare il senso di mancanza accompagnando il bambino a riconoscere e utilizzare risorse personali e relazionali utili per il processo del “lasciar andare”. Competenza, questa, importante e propedeutica che va costruita all’interno della relazione educativa perché l’esperienza di perdita, quale parte integrante della vita, possa essere, nel corso dell’esistenza, accolta e fronteggiata.
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