Il gruppo per l’elaborazione del lutto
Rimanere Insieme nella vita
Perdere una persona significativa può far sentire soli e disorientati. La difficoltà a ridare un senso alla propria vita, la tristezza data dal vuoto lasciato dalla persona morta, i timori legati all’incontrare le persone, la rabbia verso un destino avverso portano i dolenti a chiedere aiuto per elaborare il proprio dolore. Il servizio ADVAR Rimanere Insieme li accoglie, proponendo loro un percorso individuale con un professionista che sa ascoltare e legittimare il malessere interiore. Passo dopo passo, vengono aiutati a ritrovare un po’ di serenità nel gestire il dolore. Alcune persone, dopo un tempo dedicato individualmente, continuano l’elaborazione del lutto partecipando ad uno dei gruppi di sostegno facilitati da due membri dell’équipe di Rimanere Insieme.
C’è chi arriva al servizio già desideroso di partecipare a un gruppo per poter condividere la propria storia di dolore e per comprendere da quella degli altri come vivere il presente.
Ma cosa significa elaborare il lutto con altre persone? Quali benefici può portare?
- ritrovarsi in gruppo sempre nello stesso giorno della settimana e alla stessa ora e rivedere volti che diventano da sconosciuti a familiari, contribuisce a restituire una quotidianità;
- condividere il dolore facilita l’attraversamento cognitivo ed emotivo della sofferenza e aiuta a credere nella propria forza interiore per riprendere una vita piena e soddisfacente;
- sentirsi rispettati nella propria sofferenza. Non vi sono le classifiche del dolore, in gruppo si impara che il dolore è tale per tutti, indipendentemente dal tipo di perdita o dalla causa, lo si sente nell’anima;
- elaborare il dolore con il proprio tempo in uno spazio protettivo e condiviso. L’entrata e l’uscita dal gruppo vengono concordate con i facilitatori;
- creare nuove amicizie e nuovi legami. Spesso il lutto determina una frattura anche a livello amicale. Molte persone che prima facevano parte della vita del dolente vengono poi percepite lontane, distaccate, e alcune addirittura “spariscono”; a volte è forte il desiderio di frequentare persone diverse da quelle di prima.
Il gruppo diventa allora il sostenitore del cambiamento, il promotore per trovare il coraggio di riprendere fiducia nella vita. Il proprio caro, che non c’è più fisicamente, viene integrato nella propria esistenza, viene portato al sicuro dentro di sé, dove può continuare ad essere una guida, una luce, un riferimento importante. Certamente ci sarà nostalgia e potranno ancora scendere lacrime nel ricordarlo, questo avverrà però non solo per l’assenza in se stessa, ma anche per la gratitudine per ciò che ha donato con la sua presenza.
Ai vari gruppi di supporto, inoltre, viene data la possibilità di conoscersi e incontrarsi grazie ai momenti di intergruppo. A questi incontri allargati, le persone partecipano numerose con la curiosità benevola dello stare con altri per ritrovare forza dentro di sé e, nello stesso tempo, per poter essere di aiuto con la propria testimonianza. Ci dicono: “Posso fidarmi, mi sento capito, insieme ce la possiamo fare…”
Solitamente sono proposti due momenti annuali di intergruppo: uno in primavera e uno in inverno. Tutti vengono invitati a partecipare. Per facilitare il dialogo talvolta l’incontro viene strutturato con attività da svolgersi insieme e anche suddivisi in piccoli gruppi, così da conoscere persone diverse da quelle presenti nei gruppi settimanali o quindicinali. L’esperienza ci ha mostrato che non vi è alcuna reticenza nel raccontarsi e nel narrare le difficoltà che stanno affrontando. Sentire e ascoltare il vissuto inedito può mostrare nuove prospettive e aiutare a uscire dagli soliti schemi di pensiero. Altre volte invece si preferisce optare per un incontro informale, per visitare luoghi o mostre di interesse culturale del territorio, al fine di favorire il riemergere del desiderio di investire nella vita con momenti condivisi di socialità.
Ecco due esperienze che voglio raccontarvi:
Intergruppo a Treviso nel tempo del Natale


Una pizza e uno scambio di biglietti di augurio e di speranza scritti da ciascun partecipante. L’attesa di poter pescarne uno tutto per sé da un’urna che li conteneva tutti è diventato un momento di magia che ha portato sorrisi e buon umore dopo tanto tempo che non accadeva per alcuni di loro.
Suddivisi in piccoli gruppi i partecipanti hanno lavorato su un tema che viene processato spesso nei gruppi: la compassione, la motivazione, la generosità, la gratitudine. “Che cos’è la compassione? Posso ricevere compassione? Che motivazioni ho per riprendere a vivere? Essere generosi è una risorsa? Voglio comunque essere grata alla vita nonostante il dolore?” Ecco solo alcune delle domande emerse nei piccoli gruppi.
Le persone hanno riflettuto, quindi, sul significato di queste parole, su come possono diventare uno strumento nella loro vita per ripartire, per dare significato all’essere nella vita oggi. E così pian piano, con lo stimolo di diventare artigiani di valori di vita, hanno creato dei cartelloni usando non solo carta, matita e colori ma anche elementi della natura come fiori, foglie, rami.
Le ripetute esperienze di autentica condivisione consentono alle persone di esperire che stare in gruppo significa non solo attraversare il dolore senza sentirsi soli ma rincontrare la vita attraverso uno sguardo, un raccontare di sé, un silenzio, una stretta di mano oppure un abbraccio.
-Caterina Bertelli, psicologa e psicoterapeuta dell’équipe ADVAR Rimanere Insieme.
Una composizione creata durante l’Intergruppo a Castelfranco Veneto.
