Un progetto a tutto tondo.
Nel mese di marzo alcuni volontari ADVAR sono venuti nella mia scuola, il liceo Berto, e hanno tenuto degli incontri ad alcune classi quarte dell’istituto.
Quando mi è stata presentata l’iniziativa, mi sono chiesta perché ADVAR che si occupa di persone malate, venisse a parlare nelle scuole.
Avevo molta curiosità su come si sarebbe sviluppato l’incontro, al tempo stesso mi chiedevo in che modo un’organizzazione come ADVAR potesse riguardarmi da vicino.
Nella prima parte, la volontaria ci ha introdotto al mondo delle cure palliative partendo dal mito di Cura, una divinità che, insieme ad altre, creò gli uomini. Essa è caratterizzata dall’empatia, dall’ascolto e dall’accoglienza; tutte caratteristiche che stanno alla base delle cure palliative e, in particolare, di ADVAR.
Ci ha quindi progressivamente avvicinato a quelli che sono gli obiettivi di ADVAR: la Cura non è solo attenzione alla malattia ma anche alla persona e alla famiglia. Ci siamo accorti che per “curare” qualcuno sono importantissimi i piccoli gesti e, attraverso un momento di condivisione personale, abbiamo realizzato che ogni giorno ci prendiamo cura delle persone o degli oggetti che ci sono più cari anche se non ce ne accorgiamo.
Dopo una settimana è avvenuto il secondo incontro. Questo ci ha permesso di “metabolizzare” e interiorizzare le riflessioni che erano emerse nel primo incontro. E’ stata un’esperienza che mi ha lasciato tanto; sono entrata in contatto con una realtà che non conoscevo, il servizio Rimanere Insieme di ADVAR che offre anche la possibilità di partecipare a delle sedute di gruppo nelle quali si affronta il tema della perdita.
All’inizio del primo incontro c’era un’atmosfera tesa in quanto non si parla spesso della morte, che è un argomento che a noi giovani incute molta paura, ci fa paura pensare di doverci confrontare con il dolore del lutto.
Grazie all’aiuto degli operatori che ci hanno ascoltato con attenzione e che ci hanno fatto domande, sempre con molta delicatezza, l’atmosfera si è gradualmente distesa e alcuni di noi hanno scoperto che le perdite, che pensavano di aver superato, sono ancora vive in loro. Spesso si crede che il dolore passi col tempo, perciò non se ne parla, questo accade soprattutto quando c’è la a morte di un familiare come un nonno o una nonna, con il quale si è cresciuti insieme, al quale ci legano tanti bei ricordi.
Ci hanno resi consapevoli che, sebbene sia il malato che vive da protagonista la malattia, anche la famiglia, a cui sta a cuore la felicità del proprio caro, ha la necessità di essere ascoltata e supportata in questo momento molto difficile.
Da questi due incontri esco arricchita. Arricchita di emozioni, di riflessioni, e soprattutto ora capisco non solo l’efficacia delle cure palliative ma anche il dono di avere nel territorio un’organizzazione come ADVAR che ci fa capire che non siamo soli.
Gariboldi Valentina, classe 4° Liceo Berto