Emergenza Coronavirus
Seconda ondata dell’epidemia: ADVAR non si tira indietro, nonostante le difficoltà
L’emergenza socio-sanitaria è tornata a far paura e i contagi da Covid-19 crescono in maniera esponenziale.
Le misure contenitive messe in campo a livello nazionale e regionale sono volte ad evitare il collasso degli ospedali e dell’intero sistema sanitario: in questo contesto ADVAR continua a lavorare a pieno regime, assicurando la presenza delle nostre equipe di cure palliative che operano con umanità e professionalità.
I pazienti inguaribili che assistiamo giornalmente sono ormai anche 70 e la situazione in cui operiamo ci ha messo di fronte all’esigenza di portare le nostre cure anche a malati positivi al Covid-19, positivizzati in corso di assistenza o a contatto stretto di familiari: a questi pazienti non possiamo negare la nostra assistenza, hanno diritto a tutti gli effetti ad essere assistiti!
Ma questo ha aumentato molto il rischio che la nostra équipe possa essere contagiata, dovendo ADVAR di conseguenza rafforzare nuovamente l’attenzione ed aumentare dove necessario le misure di sicurezza, dalla dotazioni di tutti i DPI (inclusi visiera, cuffia, camice) fino al monitoraggio settimanale dei nostri operatori tramite tampone, effettuato in autonomia all’interno della nostra struttura.
Inoltre ha richiesto una riorganizzazione del lavoro, per assicurare che medici e infermieri garantiscano assistenza limitando al minimo il coinvolgimento delle altre figure professionali: psicologa e fisioterapista, ad esempio, in ogni occasione possibile offrono assistenza telefonica o tramite video-chiamata anziché in presenza. Lo stesso vale per l’equipe di Rimanere Insieme, per il supporto all’elaborazione del lutto, mentre purtroppo il concorso dei volontari di assistenza è stato necessariamente sospeso.
Tutto ciò per ridurre al minimo le possibilità di trasmissione del contagio, non potendo ADVAR contare su un ricambio di professionisti specializzati in Cure Palliative.
Nell’hospice Casa dei Gelsi, al momento, ci siamo attenuti alle indicazioni della Regione Veneto che, a seguito dell’esperienza dei mesi scorsi nelle RSA, ha scelto di non far ricoverare pazienti positivi nelle strutture sociosanitarie. Inoltre, come richiesto dalla Regione e dall’ULSS 2, abbiamo dovuto ridurre all’indispensabile il numero di visite a ciascun malato. Tutti i malati, prima di essere accolti in hospice, vengono sottoposti a tampone nasofaringeo e le precauzioni per tutti coloro che entrano in contatto con i malati sono state portate al massimo livello.
Ma la diffusione del virus è difficilmente contenibile e, in alcuni casi, abbiamo ritenuto necessario eseguire tamponi di controllo anche tra i dipendenti non sanitari: nel complesso i casi di positività sono risultati molto pochi e il contatto positivo è stato sempre, all’origine, extra-lavorativo.
ADVAR continua, quindi, nonostante anche un’enorme difficoltà nella raccolta fondi, a fare la sua parte per la comunità contribuendo ad offrire gratuitamente le cure palliative che tuttora, a livello nazionale, vengono garantite soltanto al 23% dei cittadini che ne avrebbero diritto (come emerge dalla recente ricerca «Le cure palliative in Italia», effettuata dal Cergas – Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale dell’Università Bocconi).
Se fino ad ora abbiamo retto l’urto e fatto fronte anche ad un aumento del 10% del numero delle assistenze dall’inizio della pandemia, dobbiamo realisticamente riconoscere che qualsiasi condizione peggiorativa, esterna (ovvero un maggior carico di pazienti provenienti da ospedali che dimettono malati inguaribili in fase avanzata, con o senza Covid-19) o interna (una diffusione dell’epidemia tra gli operatori, che può implicare di non far fronte alla copertura dei turni, in particolare degli infermieri), non potrà che compromettere la nostra capacità di continuare a garantire l’assistenza a chiunque la chieda.
Ma il messaggio che vogliamo dare è sempre lo stesso: faremo tutto il possibile per essere presenti sempre, con amore e professionalità, per chi soffre e oggi più che mai è costretto a condizioni di grande isolamento.
Anna Mancini – Presidente ADVAR