La storia di Valeria
Essere un OSS: molto più di un lavoro fisico.
L’Operatore Socio Sanitario (OSS) è una figura professionale che in Italia è presente dal 2001: all’interno dell’équipe collabora con gli altri professionisti e si occupa in particolar modo dell’aiuto alla persona nei bisogni primari. L’OSS quindi interviene quando il malato ha bisogno di aiuto nell’accudimento del corpo, nell’alimentazione e nella mobilizzazione. Proprio per le attività che svolge, è una persona vicina al malato, che se ne prende cura nei bisogni fisici di tutti i giorni, ma che sa essere anche di supporto da un punto di vista relazionale.
In ADVAR sono presenti 15 OSS che svolgono la loro attività in hospice e a domicilio.
Per conoscere meglio questa figura professionale, oggi intervistiamo una delle nostre OSS: Valeria.
Ciao Valeria, ci racconti qualcosa di te?
Sono Valeria, ho 52 anni, ho una figlia e sono nonna di due nipotine: Carlotta di tre anni e Sveva di uno. Penso di essere una persona empatica e solare. Nel tempo libero mi piace camminare e andare al mare.
Ci vuoi parlare della tua esperienza lavorativa prima di arrivare in ADVAR?
Ho fatto per 30 anni la parrucchiera. Ad un certo punto ho sentito il bisogno di un cambiamento, il desiderio di un lavoro che mi permettesse di aiutare gli altri. Una cliente che faceva l’OSS in una casa di riposo mi ha parlato di questo lavoro e così ho pensato: perché no? A 49 anni mi sono iscritta al corso e sono riuscita a raggiungere il diploma pur continuando a lavorare.
Perché hai deciso di venire a lavorare in ADVAR?
Nel 2012, avevo fatto il corso per volontari ADVAR e, in seguito, ho avuto la possibilità di fare un’esperienza preziosa di qualche mese, come volontaria di corsia in Hospice. Mi sono sempre sentita come a casa per cui, appena ottenuto il diploma, ho subito inviato il mio curriculum per poter lavorare qui.
Com’è stato l’inizio del nuovo lavoro?
Nel primo periodo mi sentivo un po’ in difficoltà: avevo tanto desiderato essere una OSS … ma non mi sentivo abbastanza brava. Nei giorni a seguire, anche con l’aiuto dei colleghi, ho acquisito maggior sicurezza in me stessa e ho capito che potevo farcela.
Cosa ti piace del tuo lavoro?
L’OSS si prende cura del corpo delle persone malate: è il nostro modo per star loro vicini. Ma non è solo il lavoro fisico, è molto più vasto perché c’è anche tutto l’aspetto della relazione, dello stare accanto e del dare supporto sia al malato, sia alla famiglia.
In hospice ti è mai capitato di tagliare i capelli ad un malato come facevi prima?
Sì, quando qualcuno lo chiede lo faccio volentieri, sono contenta di poter continuare a mettere in pratica questa mia competenza. È una sensazione strana, che mi dà delle grandi emozioni. Ricordo una volta una giovane paziente che mi ha chiesto di farle la tinta e poi una pettinatura un po’ diversa dal solito: mi ha ringraziato tantissimo, l’abbraccio che mi ha offerto era carico di tutto.
Qual è il tuo bilancio dopo quasi due anni di lavoro in ADVAR?
Sono orgogliosa di essere qui di aver raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissata. Mi sento al posto giusto: aiutare le altre persone, portare loro un sorriso, fa sentire bene anche me.
– Valeria Nogarotto