La gentilezza nei gesti semplici.
Suono per la prima volta il campanello dell’Hospice Casa dei Gelsi e non so cosa aspettarmi nè come muovermi in quell’ambiente.
Una vicenda legata alla malattia di qualcuno che amo mi porta qui oggi e lo stato d’animo non è dei migliori.
Comprendo subito che la persona che mi accoglie è una volontaria.
Un sorriso dietro alla mascherina, piccole attenzioni dedicate alla mia persona, pur nella burocrazia delle varie autorizzazioni da compilare all’ingresso, alleggeriscono il mio sentire.
Mentre attendo il mio colloquio, seduto nei divani dell’ampio ingresso, osservo questo strano movimento di persone.
Piccoli gesti, delicati sorrisi, qualche tazza di caffè che gira, la sedia a rotelle di un’ospite fermo a chiacchierare proprio con la volontaria che mi ha accolto.
In tutta questa quotidianità c’è calore, c’è una vibrazione di solidarietà umana che accompagna i gesti quotidiani di queste persone e ti predispone a ciò che dovrai affrontare.
Comprendo che questo atteggiamento non è casuale ma ha il valore dell’accoglienza, la stessa accoglienza che riservo a casa mia quando accolgo dei graditi ospiti.
Chiacchierando con la volontaria che mi ha accolto, scopro che recentemente i volontari hanno potuto tornare a svolgere questo compito così importante (l’accoglienza appunto) supportati da un operatore ADVAR e, con stupore, apprendo quanta gioia ci sia in questa piccola, ma grande riapertura.
Leggo in un articolo del giornale ADVAR Amici che qui il valore del volontariato e della professionalità si fondono in un’alchimia unica, nel rispetto dei reciproci limiti e confini, con un unico importante obiettivo: far sentire le famiglie accolte e sostenute.
Rifletto su questo concetto, su quale non mi ero mai soffermato a sufficienza.
Il mio tempo dell’attesa è terminato, vengo chiamato al mio appuntamento.
Altri occhi carichi di dolcezza mi stanno aspettando.
-Carlo un famigliare.